Kulturinfarkt. Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura
Il 24 febbraio 2009 Alessandro Baricco dalle pagine de "la Repubblica" invitava a riflettere su una di quelle crepe che inevitabilmente diventano enormi "sotto la lente della crisi economica": le sovvenzioni pubbliche alla cultura, quel "fiume di denaro che si riversa in teatri, musei, festival, rassegne, convegni, fondazioni e associazioni. Dato che il fiume si sta estinguendo - scriveva Baricco - ci si interroga. Si protesta. Si dibatte". Questo libro, un caso senza precedenti in Germania, la cui eco è arrivata in tutti i paesi europei, prospetta un imminente "infarto della cultura". Gli autori innescano una sapiente, quanto spietata e lucida, polemica sulle politiche culturali, la cultura istituzionale, le sovvenzioni alla cultura. Vi si ritrovano in aperto conflitto tutte le idee, le visioni, i concetti che nel corso della storia hanno armato la benefica mano dello Stato come promotore della cultura, per scopi sempre diversi. La proposta shock di tagli consistenti alle istituzioni culturali per una redistribuzione delle risorse non è che l'inizio di una profonda ricognizione volta a smascherare storture e anacronismi, ideologie e scomode realtà: l'eccesso di offerta è un errore perché si fonda sul presupposto sbagliato che ogni prodotto possa generare da sé il proprio pubblico; la massiccia avanzata di consulenti e manager della cultura non produce innovazione, ma solo conformismo dal sapore burocratico; troppi sono oggi i compiti affidati alla cultura...