Reale invisibile. Mimesi e interiorità nella narrativa di Pirandello e Gadda
Come cambia la rappresentazione della realtà nel romanzo del Novecento? In che misura la narrativa può essere influenzata dall'inconscio? Resasi improponibile l'etichetta di un decadentismo italiano onnivoro capace di inglobare tanto Fogazzaro, Pascoli e d'Annunzio quanto Pirandello, Tozzi e Svevo, il modernismo appare una categoria europea capace di funzionare anche nel nostro paese non solo con questi ultimi tre autori, ma anche, per restare nel campo della narrativa, con Gadda. Nello stesso tempo una categoria desueta come il realismo negli ultimi anni è tornata d'attualità, soprattutto in occasione di una forte ripresa degli studi su Auerbach. Avvalendosi di tali suggestioni, Valentino Baldi propone la prospettiva di un realismo della interiorità, vale a dire di "un nuovo tipo di realismo" che costituirebbe l'originale risposta che la narrativa europea fra anni Dieci e Trenta fornirebbe alla "crisi della rappresentazione" prodotta dalla rottura epistemologica a cavallo fra Otto e Novecento. Muovendosi dalla teoria alla critica della letteratura, questo saggio si focalizza sull'ultima produzione novellistica di Luigi Pirandello e sulla "Cognizione del dolore" di Carlo Emilio Gadda. Baldi, però, mantiene costante una prospettiva comparatistica che gli permette di passare in rassegna le pagine di alcuni maestri del modernismo come Virginia Woolf, James Joyce e Marcel Proust. In ogni capitolo si parte da lontano per avvicinarsi poi, con passi lenti ma ben indirizzati, all'obiettivo critico. Così la ricerca non risulta mai dispersiva perché i diversi filoni confluiscono in un lavoro serrato ed estremamente originale.
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