Parle-moi

Parle-moi

"Parle-moi" è una silloge che non si accontenta della carta e dell'inchiostro: per usare un'espressione più puntuale, non si esaurisce con il testo scritto. L'autrice senza mostrare forza ci dice che l'italiano non basta e rivendica la musicalità del francese, ogni titolo, così, diviene l'incipit che reclama attenzione. Non solo, ogni poesia viene a determinarsi ontologicamente dall'ascolto di un brano musicale - hic et nunc - ed è un tributo che ella ritiene di dover pagare per "giustificare" e in qualche modo legittimare il suo diritto a comporre. Il lettore sarà avvolto dal "sentire intimo" della Vai, vero tòpos della silloge. Inizierà a respirare con lei, non subito e solo se farà attenzione alle carezze. Il lettore individuerà un altro elemento che contribuisce alla straordinarietà dell'opera, la relazione con alcuni specifici soggetti: il vento, la neve e il silenzio. Per ultimo, come raccomandazione (o avvertimento) di cui il lettore dovrebbe tener conto prima di immergersi nell'intimismo di Vai, è l'irreversibilità: l'impossibilità di tornare indietro: l'immersione è profonda e piano piano ci si abitua a trattenere il respiro e "cambiare ritmo" e, forse, riaprire gli occhi per vedere un mondo migliore, quello in cui ella vive e sogna. Una irreversibilità che ben gestita, nutre lo spirito.
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