Sicilia nel cuore
C'era una volta la civiltà contadina siciliana composta da quell'insieme virtuoso di uomini, donne, campagne assolate, armenti che davano vita all'interno dell'isola. Gli uomini scuri e silenziosi con la "scappulara" famosi nel mondo come immagine del sud Italia. Le donne con lo scialle nero altrettanto per il loro umiltà, l'essere ripetutamente madri adorate, devote e pie, pronte a donare petali di rose e gigli ad ogni processione seguita a piedi nudi in discolpa di presunti peccati o implorazione di grazia. Un mondo che si muoveva al lento ritmo degli astri e delle stagioni inseguendo il sogno del raccolto di fave e grano, sempre misero rispetto ai bisogni delle numerose bocche da sfamare. Civiltà di milioni di anni scomparsa nel nulla nell'arco di un trentennio dagli anni 50, quando l'emigrazione è divenuta inarrestabile inseguendo il pane e un tenore di vita più decoroso ma seppellendo ogni artigianale mestiere, altro fulcro di vita quotidiana. Di quel tempo restano ruderi di masserie e centri storici dei paese vuoti e cadenti, scomparsi esseri viventi. Nella raccolta di poesie in lingua italiana, salvo alcune eccezioni, l'autore ha inteso ricordare tale civiltà come testimonianza e dare riconoscimento agli uomini e donne che, per secoli, hanno fatto dell'isola un regno di pace e fraternità.
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