Il pane nella credenza
Raffaella Mattana descrive i ricordi della fanciullezza che affollano e si accavallano nella sua mente. Racconta una società priva di televisione, dove gli anziani del paese narravano ai bambini storie di fate, streghe e personaggi vari frutto della loro fervida fantasia. Il dialetto lombardo impreziosisce i ricordi di un passato scomparso nei meandri dei rimpianti, i dialoghi sono lineari e coinvolgenti. Ricordi racchiusi nella sfera affettiva familiare che li custodisce e li protegge amorevolmente dalle contaminazioni esterne perché, come essa scrive, "correvamo liberi come le rondini a primavera".
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