Canne nere

Canne nere

Giovanni Boldrini, il simbionte del primo libro di Massimo Ruber, doveva scontare l'ergastolo per gli omicidi commessi negli anni '70, prima del padre adottivo e poi di due amici, nell'intento di carpirne i patrimoni. Col primo dei patrimoni gli era andata male, ma sogna di rifarsi il giorno in cui uscisse di galera, vendicandosi del fratello traditore. Per il secondo, custodito in poco sicuri forzieri esteri, ci sono pretendenti ingannati e traditi che l'aspettano al varco per rifarsi. Per ragioni incomprensibili alla gente comune, nonostante i tre cadaveri lasciati a sperare almeno nella giustizia divina, esce dopo 26 anni e 7 mesi per buona condotta. In questo contesto appare sulla scena il figlio di cui ignora l'esistenza, avuto da una ragazza sedotta e abbandonata in Honduras nei primi anni '70: si trova ora in Svizzera per portare a termine una delicata operazione nell'interesse nazionale e cerca il padre (per odio o per amore?) nella vicina Milano. Deve trovarlo prima di completare l'operazione affidatagli. L'autore riprende il filo del terrore interrotto con la scoperta del segreto che avvolgeva la prima storia.
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