A caro prezzo. Vol. 3
Si conclude la mini-saga di A caro prezzo, l’opera in cui Baru traccia un affresco delle vicende degli italiani che emigrarono in Francia tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del secolo scorso. Il terzo volume si apre con lo spettacolo malinconico dello smantellamento di un altoforno da parte del giovane Teo, che da bambino scendeva nelle viscere infuocate del mostro per portare la gavetta al padre operaio, impegnato in interminabili turni di lavoro. Un gesto che sembra voler cancellare dal paesaggio e dai ricordi dei giovani italiani, ormai pienamente francesi, quello che per la generazione dei padri fu il simbolo di fatiche immense e di orgoglio ritrovato. L’orgoglio e la dignità degli italiani d’Oltralpe rivive anche nella storia di Domenico, il nonno del narratore, che seduto davanti al rubinetto di cucina contempla l’incanto dell’acqua che ne fluisce, e che gli ricorda che non deve più andare a prenderla al pozzo, come faceva al paese; ma ancor più gli ripete che quella casa è sua ed è il riparo sicuro che ha saputo offrire con grandissimo sacrificio ai suoi familiari. E in quella di Franco Nardi, partito dalla Calabria per attraversare da clandestino le Alpi al seguito di un passatore, fiducioso di potersi guadagnare la vita senza dover sottostare al giogo di un padrone. Sono tante le storie raccontate nel volume e che intrecciandosi ne formano in fondo una sola: quella degli italiani in Francia e della fatica di ogni straniero per guadagnarsi un posto in un paese che non ti accoglie a braccia aperte.