Obliquità. Elogio della slealtà. Ediz. integrale
Come descrivere il concetto di "Obliquità"? Come parlare positivamente di qualcosa, che perfino il dizionario definisce "scorretto, sleale, non lineare"? Avevo la chiara sensazione che le esperienze più interessanti trattenute nella memoria e degne di essere raccontate riguardassero proprio quelle vicende trasversali, "oblique", non convenzionali per l'appunto. "Oblique" per me sono state le strade dell'Amore, i sentieri tortuosi del dubbio, i percorsi contraddittori del ragionamento. "Obliqua", la posizione del cuore. "Obliquo" l'asse del mondo. Perfino l'Universo mette in fila una serie di disobbedienze e ribellioni alla base della sua formazione. Ed è proprio da qui che prende le mosse la nostra rivolta; dall'esigenza di redigere un'estetica verbale non lineare, asimmetrica, imperfetta, attraverso intuizioni spesso scorrette e sleali. Un'illogica disarmonia come quella rappresentata dalla creazione dei miti. Quel desiderio profondo di deformità, che "può suonare strano a dirlo, ma è evidentemente quello che stavamo cercando".
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