Introduzione al cinismo

Introduzione al cinismo

C'è stato un tempo in cui «cinico» era una parola di apprezzamento. Questa può essere una sorpresa perfino per chi ha una preparazione filosofica, perché coloro a cui per primi fu applicata la qualifica sono finiti ai margini anche della storia della filosofia, per motivi che il libro tenterà d'indagare. Di certo quando questo termine ricorre nel quotidiano non si pensa per prima cosa a un filosofo, anche se nella memoria può esserci da qualche parte la figurina più o meno sbiadita di Diogene nella sua botte o in giro con la sua lampada in pieno giorno. Nondimeno il cinismo non fu un episodio: il movimento fu attivo fino alla fine dell'evo antico, in tutto il mondo mediterraneo, e con un numero di adepti che ha fatto parlare di «fenomeno di massa». Molti dei suoi schemi sono filtrati nello stoicismo, ma anche nella predicazione cristiana delle origini. Per tutta l'età medievale e moderna, fino all'Illuminismo, il cinismo ha mantenuto una folta schiera di ammiratori, per essere poi in gran parte dimenticato. Dagli anni Ottanta, c'è stato un risveglio d'interesse per la filosofia cinica, ma la sua eco in Italia è ancora limitata. Questo volume si propone d'inquadrare il cinismo antico e di esplorare la sua eredità nella cultura europea. Lungo questo itinerario dovrebbe emergere quanto sia inestimabile il contributo che il cinismo ha dato alla costruzione della figura occidentale dell'intellettuale - e del suo rovescio: l'anti-intellettuale, l'insubordinato, il trasversale, l'apocalittico.
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