Poeton poetoni. Il vizio delle parole
Proclamava fieramente un aforisma, uno degli ultimi de I piaceri della rima (2023), che “mai nel vizio di vivere si acqueta, / ostinato il poeta”, mettendo in evidenza, nel cuore dell’endecasillabo d’apertura, un sintagma che oggi ricompare ripreso quasi di peso nel sottotitolo della nuova raccolta Poeton Poetoni, con il “vizio di vivere” diventato “il vizio delle parole” quasi a tradurre lo scri/vi/vere leopardiano in una pratica “ostinata” di dolente ancorché autoironica corrosività, di acida e insieme epica “renitenza” (al male, al mondo, ai “marci umori” della vecchiaia e della vita stessa) da impenitente e “recalcitrante” moralista consapevole dell’inanità dell’impresa e della propria creaturale consistenza tra rabbia, disperazione e noia. Ecco, è questa la cifra dell’ultimo Sangiuliano, tra Il fondo del barile (2020) e Imprevisti dello sguardo (2022) per intenderci, oltre al citato, sulfureo I piaceri della rima dalla sferzante forza aforistica: la cifra da “malpensante” armato di una sapienza delle cose senza illusioni e inteso a denunciarle con le armi di una “verità” anche espressiva mai doma con pochi eguali nel panorama contemporaneo. Vincenzo Guarracino
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