Il Tibet in tre semplici passi
Una scrittura vivida alla Bouvier, ma che farà scoprire anche un altro aspetto intrinseco dell'avventura: l'umorismo. «Il racconto dei viaggi nello Zanzskar, all'inizio degli anni Ottanta, di un gruppo di ragazzi di periferia che vanno sull'Himalaya equipaggiati come per andare al mare». - Stefano Montefiori, Tuttolibri A tre riprese, a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, Pierre Jourde va a esplorare le piste di Zanskar, vallata desertica dell'Himalaya a oltrequattromila metri di altitudine. Il Tibet in tre semplici passi racconta proprio quei lunghi peripli sotto forma di stramba epopea, descrivendo i tormenti, lo stupore e quanto di ridicolo potesse appartiene a dei ragazzotti occidentali di banlieue abbandonati a una natura smisurata. Gestita con grande maestria, una narrazione giubilante screziata di meta_sica e misticismo accompagnerà il lettore dentro un testo vertiginoso, in bilico tra romanzo di formazione e racconto di viaggi, non senza riuscire ricco di colpi di scena e altamente spiazzante. Ben lungi dalle ricette dell'esotismo _ne a se stesso e dell'ingenuità a ispirazione realista, questo romanzo si pre_gge di rendere sensibile il grande enigma del mondo e della bellezza. Uno degli ultimi viaggi autentici, di un'epoca preglobale: senza rete.
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