Suonare in caso di tristezza. Dialogo sulla scuola e sulla democrazia
Questo nostro scambio di lettere è nato dal desiderio di confronto tra due insegnanti amici e con storie di militanza e impegno politico piuttosto simili. Abbastanza lontane, invece, le formazioni culturali di partenza: scientifica quella di Beppe Bagni, umanistica quella di Peppino Buondonno. Andando avanti nel tempo - dall'autunno del 2019 a quello del 2020, a cavallo, cioè, della pandemia che ci ha travolto - ci è sembrato che queste riflessioni potessero interessare altre persone, contribuire ad una discussione meno occasionale e superficiale sulla scuola, sul sapere e su come entrambi stiano cambiando. Siamo cresciuti nella convinzione che il sistema formativo e la democrazia siano sostanze inscindibili, che crescono o si spengono insieme. E, non a caso, è alla "scuola della Costituzione" che facciamo costante riferimento, alla sua costruzione permanente, come necessariamente permanente dovrebbe essere la rigenerazione della democrazia stessa. Abbiamo vissuto, da sempre, la scuola e continuiamo a viverla così intensamente da non considerarla un mestiere e da avere una bassa soglia di tolleranza verso chi la maltratta, o ne parla con la strumentale leggerezza.