Il Toro all'improvviso. Io, capitano dopo Superga
4 maggio 1949. È una giornata piovosa a Torino. Umberto Motto, diciotto anni, capitano delle giovanili del Torino, decide di portare alcuni clienti dell’azienda paterna a Superga per mostrare loro la città dall’alto. Tuttavia, il maltempo impedisce la visita. Al ritorno, la capitale sabauda appare insolitamente agitata: l’aereo della compagnia ALI, che trasportava l’intera squadra del Grande Torino, si è schiantato sul colle di Superga alle 17.03. Nessun componente che si trovava a bordo è sopravvissuto. Stelle del calcio che hanno smesso di emanare luce. Quell’episodio avrebbe battezzato la nuova fama di Superga, fama legata a una tragedia più che alla Basilica e alla vista panoramica. A quel punto, la Primavera del Torino si ritrova a sostituire la prima squadra fino alla fine del campionato. Motto esordisce con la fascia di capitano. Un esordio avvenuto col cuore gonfio di dolore più che di felicità. Valentino Mazzola, storico capitano del Grande Torino e campione del calcio italiano degli anni Quaranta, spesso gli diceva che un giorno avrebbe preso il suo posto. Una predizione, col senno di poi, funesta. Umberto Motto, alla veneranda età di novantaquattro anni, ripercorre in un’autobiografia la sua storia umana e calcistica: dagli anni trascorsi a giocare nei Ragazzi del Torino, al debutto in Serie A, fino al ruolo dirigenziale sempre nel suo Toro, che trova il suo culmine – e anche epilogo – nella vittoria dello scudetto del ’76. Il libro dà spazio al racconto di vita, prima di tutto, di un uomo, e poi di un calciatore, un operaio, un dirigente sportivo, un imprenditore. Tante facce, ma ognuna col Toro stampato sul cuore. Prefazione di Urbano Cairo.