Il nome di Marina
Marina di Melilli, in provincia di Siracusa, era un piccolo paese sul mare, avamposto di leggende, lembo di una Sicilia incantata, popolata di ninfe e sirene, percorsa dagli dèi. Finché non è arrivata, rapida, la catastrofe: qualcuno ha deciso che era il luogo ideale in cui far sorgere un impianto petrolifero e una raffineria. Lo hanno chiamato «progresso», ma era corruzione, mafie, denaro sporco; e poi disoccupazione, fame e malattia. Quando nel 1985 Roselina Salemi ci è arrivata, Marina di Melilli era ormai un paese fantasma, ma con un’atmosfera e un passato così straordinari da dar vita a un romanzo unico, grondante magia e disperazione, che ha portato alla coscienza collettiva lo scandalo di un paradiso perduto. «Quando sono tornata in Sicilia a presentarlo, ho notato che, se non altro, aveva fatto saltare il meccanismo di rimozione collettiva, il muro di silenzio. Alcuni mi hanno portato album con foto degli anni Sessanta e Settanta, altri mi hanno raccontato del padre, del fratello morto di tumore, dell’acqua rossa che usciva dai rubinetti (mercurio). Un ex prete operaio mi ha confessato il suo dolore per aver abbandonato la battaglia a fianco della gente: ordini superiori. Da un archivio è spuntato fuori il film di Ermanno Olmi I fidanzati che riprendeva la spiaggia con le sue dune ancora intatte nel 1963. Ci sono state lacrime e rabbia. Un fiume carsico di ricordi è emerso all’improvviso» scrive l’autrice nella Prefazione che accompagna questa nuova edizione di un libro pieno di verità e di urgenza, capace di prestare al dovere della testimonianza la caparbia potenza della letteratura.
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