Gli alberi si misero in cammino. Visioni bibliche della politica
La caratteristica forse più tipica del rapporto tra Bibbia e politica sta nella irrisolvibile oscillazione tra le spinte verso la liberazione contenute nel "paradigma esodico" e la consapevolezza secondo cui il limite originario della condizione umana impedisce di instaurare, nell'orizzonte storico, una società perfetta. La Scrittura conosce i pericoli legati alla mancanza di governo ma nello stesso tempo denuncia vigorosamente le degenerazioni del potere e la visione biblica ha fornito un sostegno tanto alle più disparate alleanze fra trono e altare, quanto alla laica autonomia del politico. Per venire a capo di questi problemi urge indagare alcuni celebri detti biblici "rendete a Cesare quel che è di Cesare", "ogni potere da Dio", "bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" -, senza dimenticare le relazioni tra potere carismatico e istituzioni politiche. Un'attenzione analoga merita il laico detto moderno "etsi Deus non daretur", e non si possono ignorare snodi fondamentali come il rapporto tra le tradizioni religiose ebraica e cristiana e la civiltà europea, il contributo che le religioni possono dare alla pace, il nesso tra violenza e religioni e la minaccia terroristica. Desmond Tutu disse di non sapere quale Bibbia la gente legga quando sostiene che la religione e la politica non hanno nulla da spartire l'una con l'altra. Le indagini contenute in questo testo confermano la sentenza del leader sudafricano, indicando la problematicità del rapporto tra Bibbia e politica.
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