C'è vita e vita. Lettere di padre Sergio
Ricordo che da piccolo mi veniva insegnata una religione cupa, con un Dio opprimente, sempre pronto a spiarti per coglierti in fallo e castigarti: era un'impostazione di vita che non potevo accettare e che mi ha fatto mettere il buon Dio in soffitta per un bel po' di tempo. Col passare degli anni, però, vedevo sempre più l'assurdità della vita, come quando un amico improvvisamente muore nel fiore degli anni, e niente più della morte o delle disgrazie ti fa vedere come tutto sia assurda vanità. Mi interrogavo sul senso della vita, e della mia vita in particolare, senza trovare una valida risposta. Sono arrivato perfino a domandarmi se ero ancora vivo o se ero già morto. Ma se ero vivo, per che cosa vivevo? Non avendo una meta chiara, un obiettivo, ho vissuto a lungo provando una sensazione di vuoto e di inutilità incredibili. Durante questo cammino costellato di dubbi, angosce, insuccessi, ho avuto la fortuna di incontrare padre Sergio, il quale mi ha riproposto la stessa religione che mi avevano insegnato da piccolo, ma questa volta era chiara, rasserenante e, almeno per me, totalmente nuova. Per la prima volta dopo tanti anni mi è parso di vedere una luce laggiù, in fondo alla selva oscura. Sperando che siano di aiuto anche a qualcun altro, vengono qui riproposte le lettere di padre Sergio, parzialmente già pubblicate su Cuore Amico.
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