Verso la poesia, la svolta di Giovanni Giudici

Verso la poesia, la svolta di Giovanni Giudici

Nella geografia culturale degli ultimi secoli i poeti e gli artisti possono provenire da qualsiasi attività lavorativa e dedicarsi all'arte come attività "altra", in conformità alle proprie inclinazioni interiori: Cechov fu medico, Gadda ingegnere, Svevo impiegato in azienda. Giovanni Giudici, importante ma forse poco conosciuta figura sulla quale è incentrato il saggio di Elisa Lizzi, arriva all'attività artistica dopo l'esperienza alla Olivetti e la partecipazione al dibattito politico-culturale che si svolse sulla rivista «Menabò». I contesti affrontati dall'autore ligure costituiscono la base di partenza per la sua svolta poetica, nella quale indaga la difficile condizione dell'intellettuale nella seconda metà del Novecento. L'autrice, attraversando la biografia di Giovanni Giudici, si concentra sul momento della svolta; la poesia nasce dal bisogno di Giudici di approfondire la propria identità nel mondo e quindi di adire un linguaggio "altro" da quello della comunicazione giornalistica. Il passaggio si svolge gradualmente: ai versi autobiografici, che mettono in mostra il disagio dell'intellettuale fantozziano e chapliniano, segue il rifugio nella "fortezza" chiostro, torre, notte oscura, esilio religioso e profetico.
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