Le foglie non cadono mai uguali. L'alba di un nuovo giorno
Il vento di primavera reca con sé gli odori della natura che entrano nella testa e nel cuore. Il mandorlo e il ciliegio sono in fiore, le viole e le primule che fanno capolino tra il verde delle foglie nascondono corolle colorate e delicate. I profumi, quei delicati aromi che si diffondono nell'aria, hanno un non so che di magico: latori di nuova vita, di speranza. Ma in quel mese di marzo, tutto era fermo, gli uccelli non cantavano melodie gioiose, anzi sembrava che intonassero canti lugubri, cupi; gemme e teneri boccioli erano come storditi, quasi ad aver paura a mostrarsi, i profumi non esalavano più dalla terra. Era come se il tempo si fosse appropriato di tutti gli spazi e della nostra essenza; noi, fluttuando da un luogo all'altro, in silenzio e compostezza marciavamo passi pesanti, cadenzati. Eravamo anime appese di fronte all'evidenza dei fatti. Quei fatti che non capivamo e che obbligatoriamente ci relegavano in una condizione di stallo, di smarrimento. Da qui nasce la splendida idea della nostra bravissima poetessa e infermiera Maria Teresa Chechile, la quale, ripercorrendo quei momenti, ne evidenzia il travaglio interiore dell'essere umano, della sua solitudine e fragilità di fronte al pericolo e all'ineluttabile… Nasce in Maria Teresa l'esigenza di non porre limiti alla sua arte, creando quel sottile fil rouge nel quale la prosa tende le braccia all'afflato poetico, e in esso si scioglie in umane congetture. "Le foglie non cadono mai uguali"… noi, povere foglie, poveri esseri umani in balìa del vento. Prefazione di mons. Angelo Spinillo. Postfazione di Alessandra Ferrara.