Quando morirà il silenzio
Manuel, cresciuto in una famiglia numerosa del Sud, è un bambino vivace, dotato di un'intelligenza pronta e immediata. Allevato al rispetto dei valori della giustizia e dell'integrità morale, la sua natura sognatrice è dominata da un'irresponsabilità che a volte diventa aleatoria. Ma a causa della morte prematura del padre si trova improvvisamente rivestito di un ruolo a lui completamente estraneo. Investito di una responsabilità, che a tutti gli effetti non può avere data la sua giovine età, si rifugia nella vaghezza del sogno, nel tentativo di sfuggire alle afflizioni che inaspettate irrompono nella sua vita smorzandone gli ardori e l'innocenza. L'affluire costante e continuo dei ricordi d'infanzia genera in lui un silenzio interiore, un rifugio nel quale vagheggiare la speranza di un futuro gioioso. Il suo silenzio urla l'impellente desiderio d'amore, un desiderio imbrigliato nell'incomunicabilità, inappagato, vittima di quella ritrosìa e di quei tabù tipici del momento culturale dell'epoca e della rigida educazione religiosa. Quando morirà il silenzio di Michele Ingenito è un grido silente e disperato tra i meandri della psiche nel quale l'eterna lotta quotidiana tra il Bene e il Male emerge in tutta la sua potenza: soggiogato, infine, dal martellante desiderio dell'Avere, dal Male. Nel romanzo, tramite l'incessante movimento letterario, i pensieri del protagonista giungono a una tensione estrema e il lirismo dei toni drammatici conduce la narrazione al parossismo e ne disvela la raffinatezza e la ricercatezza del lessico.
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