La casa del Graben
Feudo abbaziale di Moggio (Patriarcato di Aquileia), autunno del 1337. Il macellaio del villaggio La Poltabia, ultima propaggine del territorio feudale a confine con le terre imperiali, viene trovato morto, ucciso da una pugnalata e sfigurato dal fuoco. Tutti erano a conoscenza della sua clandestina attività di usuraio, ma i primi sospetti ricadono sulla giovane Giséle che, nelle ultime settimane, era stata vista frequentare la sua casa. Incolpare lei, per alcuni, è semplice: pare sia apparsa in due luoghi diversi nello stesso momento, capacità attribuita alle streghe; inoltre la sua famiglia, segnata da un passato drammatico e misterioso, proviene dalla Francia meridionale dove, nella prima metà del XIV secolo, imperversava la feroce repressione nei confronti dei lebbrosi. Ben presto Giséle viene accusata anche della morte improvvisa di una donna, prima dichiarata suicida. A difendere la ragazza e indagare sull'intricato caso è ancora una volta Martino da Fior (già protagonista del racconto Una ciotola di noci), sostenuto dai proprietari dell'osteria da lui frequentata, il saggio Pietro, la coraggiosa Ester, l'amata Gemma. Dall'attività investigativa, però, emergerà una verità molto più complessa dell'apparenza.
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