La casa che odorava di erba recisa
L'autore descrive il ricordo della casa rurale del nonno paterno, quando nell'ambiente contadino si viveva tutti insieme lo scandire degli anni belli attraverso rituali importanti: la notte della spannocchiatura, la festa della vendemmia, il presepe, la festa del maiale, la tv vista tutti insieme, il gioco a nascondino, la costruzione degli aquiloni, seguita dal loro volo e dalle mille corse, il forno e i suoi profumi. Ancora, la vista del Monte Somma, rimasta inalterata, dal terrazzo e dalle stanze della loggia, i rumori degli zoccoli dei cavalli al rientro la sera, il loro nitrire che sapeva di sbadigli di stanchezza dopo una giornata di lavoro e il ragliare del ciuccio che, inquieto per la fame e la stanchezza, aspettava, impaziente, di essere governato per la notte dai più grandicelli... e lui, "o barone", che seduto sulle scale, all'ombra del fico, osservava, scrutava, controllava... sereno e compiaciuto! Infine, il gallo nero, dalla cresta rossa e dal becco color avorio, che cantava per la sveglia, impettito, con tanta foga e impegno, dalla scala del mezzanino come se fosse stata quella del San Carlo, da riuscire a ogni alba ad arrivare, con i suoi acuti, ben oltre le orecchie di chi doveva. Era più preciso di un orologio svizzero, ma per i ragazzi ed i bambini, della casa, cantava sempre troppo presto e perciò maledetto, almeno nelle loro intenzioni.
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