La leggenda di Shardana Desedas

La leggenda di Shardana Desedas

Il temporale giunse impetuoso e inaspettato, quasi a voler lavare le coscienze di coloro che con il fiato sospeso attendevano l'ennesimo spettacolo di morte. I barones, assetati di potere, ridussero il popolo sardo in schiavitù, assoggettandolo ai loro capricci di padroni sordi e ignoranti, privi di ogni scrupolo e cognizione nei riguardi dei diritti umani e sociali: portatori di disperazione e morte. "La leggenda di Shardana Desedas" di Costantino Casùla è un grido di ribellione contro tutte le ingiustizie sociali, per mano di quegli istranzos (stranieri) che a lungo infestarono la terra sarda, ma allo stesso tempo è anche un inno all'amore, quell'amore che nasce dalla difficoltà, dalla voglia di sovvertire il disordine che con violenza irrompe. È un testo bellissimo, ricco di note dialettali, che esprimono la saggezza di un popolo a lungo vessato da tanti invasori. Il linguaggio, così musicale, si è formato nel tempo e nonostante la sua evoluzione è uno dei pochi che abbia conservato le forme del latino originario. L'autore ha dimostrato capacità notevoli nel mettere in risalto quel senso profondo di ingiustizia che si respirava ai tempi dei barones, si avverte l'oppressione che porta alla ribellione estrema, e altresì, le sue capacità descrittive non sfuggono all'occhio attento del lettore, il quale recepisce e interiorizza i suoni, gli odori, gli elementi della natura fino a diventarne parte in modo assoluto.
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