La finestra sulla Porta Grande

La finestra sulla Porta Grande

Raffaello Marasco in "La finestra sulla Porta Grande", ci conduce a passeggio per i vicoli di Napoli. Bambini, voci, grida e colore, tanto colore che invade il cuore e l'animo, i sensi sono sommersi dai mille profumi che aleggiano per i vicoli... l'odore del caffè, della salsa di pomodoro... La città di Napoli, con la sua storia millenaria, le leggende e le abitudini popolari, trasuda energia vitale e creatività artistica e tutto questo tende a creare la napoletanità, che altro non è un modo preciso di stare al mondo, è uno stato dell'anima e un modo di vivere e amare. Anche la figura dello scugnizzo fa parte del retaggio culturale napoletano, è uno dei simboli della città: il ragazzo di strada, spesso ineducato e impertinente, viene recepito in maniera positiva: un monello sveglio e pronto a fartela sotto il naso. Mimì 'a carrozza, Ciruzzo Caccio 'o cafè, Topogigio e Topolino, e tanti altri scugnizzi hanno accompagnato l'infanzia del nostro Autore, per la maggior parte di loro non è stato possibile inserirsi in un contesto di normalità evolutiva, purtroppo sono caduti nella trappola dell'illegalità, soggiacendo al degrado e all'ignoranza. Raffaello Marasco ne racconta i momenti, le gesta, le passioni più o meno torbide, le deviazioni, e con il cuore malinconico e consapevole della fragilità della sua città, si affaccia sulla metropoli e la guarda con amore infinito.
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