La bottega dei pensieri usati
C'è un filo sottile che percorre i dodici racconti inseriti in questa raccolta: sospesi tra passato e futuro, in bilico tra realtà e surrealtà, sono simili a quelle sinfonie che partono con lievi note appena percepibili, per svilupparsi poi in un crescendo di tensione narrativa fino all'epilogo, che spesso racchiude la chiave di volta dell'intera vicenda. Come nel caso del racconto che dà il titolo alla raccolta, ambientato in un futuro distopico dove la comunicazione è ormai affidata ai soli emoji e dove la profondità del pensiero ha perso la sua battaglia contro la velocità e l'efficienza del simbolo. Altrove - ed è il caso stavolta di Rane - si rimane quasi spaesati di fronte al contrasto tra la straordinarietà di un evento esterno alla vicenda e l'ordinarietà del dialogo messo in scena dai protagonisti, intrappolati nella monotonia e nel disinteresse di un matrimonio ormai finito. Al di là della cornice che racchiude ogni racconto - che sia la preistoria di Similaun o la storia più recente di Matajur - la carica propulsiva con cui si dipana la trama è sempre originata da vicissitudini e sentimenti squisitamente umani, capaci di vibrare a lungo nella mente del lettore anche dopo aver chiuso l'ultima pagina.
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