Non sapevo neppure il suo nome
A scrivere la Storia è la vita di ogni uomo e in queste pagine ci viene raccontata quella di Osvaldo Longhi. Parole che ci restituiscono man mano uno spaccato della vita sociale, culturale e storica del nostro Paese, quando lui era un giovane soldato costretto a combattere nelle terre d'Africa per realizzare quell'impero che voleva il duce e in cui Osvaldo non ha mai creduto. Poi il rastrellamento, prelevato dalla fabbrica a Genova e costretto a lavorare per ricostruire una Germania distrutta. Una voce narrante che ripesca nei ricordi da condividere con le nipoti, raccontando con il linguaggio semplice di chi non ha avuto modo di studiare i giorni trascorsi nel caldo infernale a patire sete e fame, quelli disperati e colmi di rabbia della Germania nazista. Senza scordare i giorni vissuti da un martire, Aleandro, suo fratello, tra nascondigli e carcere, nel quale fu barbaramente torturato, fino al giorno in cui venne fucilato alla schiena, nonostante il suo ultimo desiderio di guardare in faccia il plotone di esecuzione. Non dimentica, Osvaldo, di raccontare i giorni di una madre costretta a sopportare i peggiori lutti e dolori, né quelli di una moglie, che altro non poteva fare, se non attendere.
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