Un angelo in miniera
La memoria è un bene troppo prezioso per essere sprecato, la storia non si cancella, soprattutto quella degli uomini, delle loro sofferenze, della loro voglia di riscatto. Oggi più che mai, mentre nuovi sovranismi si mescolano a rigurgiti di un razzismo che pensavamo di aver sconfitto una volta per tutte, c'è bisogno di raccontare e tramandare le storie di vita di tanti nostri concittadini e conterranei che contribuirono a fare grande il nostro paese ed anche i paesi dove si recarono, vissero, morirono. Le famose valigie di cartone, infatti, non sono un'invenzione, così come non lo sono gli affetti troppe volte spezzati, ieri come oggi non si lasciava la propria terra per divertimento ma per necessità in cerca di una vita migliore, spesso, quasi sempre, senza sapere nemmeno quale sarebbe stato l'approdo. C'era quella grande voglia di inseguire un sogno ma anche e soprattutto un istinto di sopravvivenza, spesso anche la fame, compagna quotidiana di tante famiglie contadine e non solo. In tanti partirono, in molti non tornarono, si stabilirono definitivamente nel paese che li aveva "accolti", dove c'era lavoro, quel lavoro tanto cercato e mai trovato in patria che gli aveva dato dignità, opportunità, l'orgoglio di potersi dire con fierezza italiani.
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