Alzheimer. Un diluvio di derubate anime
Un matrimonio felice, una vita normale. Poi, la malattia. Implacabile, senza scampo. Ovidio e Luciana sono catapultati in un altro mondo. Un pianeta lontano in cui l'avidità fa da padrona. Case famiglia gestite da mostri senza pietà, degenti senza alcuna speranza di guarigione trattati senza riguardo, quando fortunati. Un sole rosso di rabbia che va affogando lungo la linea dell'orizzonte, inghiottito nel mare dell'indifferenza e dell'orrore. Che palpita e grida, muto e immobile, gonfio di risentimento e dolore. Oltre l'inferno, il placido universo dell'amore. Un amore folle, sconfinato e puro. Un amore che oggi, privato del sostegno che lo teneva in piedi, continua a crescere e fiorire su un terreno di solitudine. Ovidio Mattucci ci consegna la sua Luciana, la sua storia. Un poema duro e crudo, che incarna la fatica del vivere. "Alzheimer, un diluvio di derubate anime" è un urlo di denuncia, un dito puntato contro la disumanizzazione, l'imbarbarimento, la dannazione dell'uomo tramutatosi in bestia e, parimenti, quella di coloro che subiscono tutto questo. Ma è soprattutto una appassionata dichiarazione d'amore, un amore sacrale e trascendente che ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di dolcezza.
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