Project aura

Project aura

Incontrarsi tra amici, indossare gli anfibi, organizzare la giocata, camminare sui sentieri in mezzo ai boschi, condividere la fatica in gruppo, coordinare i movimenti di squadra, attaccare (o difendere), fare i complimenti all'avversario e trovarsi a fine partita a bere una birra ghiacciata. Il softair è una disciplina basata sulla simulazione di tattiche militari che unisce dentro di sé diverse anime: la prima è quella fisica e atletica, la seconda quella strategica e la terza quella del divertimento fine a se stesso. L'autore in Project aura, attraverso il giovane Steven, racconta di questa disciplina che ha tanto successo negli ultimi anni. Lo scopo è raggiungere un obiettivo conquistando la bandiera nemica prima che gli avversari riescano ad eliminare tutti i componenti della squadra. Ecco dunque che servono spirito di gruppo, visione d'insieme del gioco e dell'area o del settore in cui ci si trova ad agire, capacità di problem solving, di adattabilità e flessibilità, spirito di sacrificio. È un gioco sì, ma va fatto bene e fino in fondo. E se la tecnologia aiutasse Steven a migliorare le sue prestazioni? Se l'osservazione dell'aura, con degli occhiali speciali, in base alle emozioni virasse su dei colori differenti anticipando le mosse dell'avversario? Violerebbe senz'altro le regole del gioco in cui vige l'onestà e la correttezza e il suo utilizzo nella vita di tutti i giorni comporterebbe l'allontanamento da quella "primitiva" e innata capacità che abbiamo noi esseri umani di riconoscerci e amarci seguendo il nostro naturale istinto.
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