I diavoli neri. La vera storia della battaglia di Mogadiscio
In questo racconto serrato e partecipe, il generale Riccò, attuale comandante dell'Aviazione dell'esercito, nonché Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il coraggio dimostrato a Mogadiscio, ricostruisce attraverso documenti e testimonianze inedite la vera storia di quei tragici giorni, svelando i particolari di una vicenda i cui aspetti non sono ancora stati del tutto resi noti.«2 luglio 1993. Il contingente partito dall'Italia e sbarcato a Mogadiscio per una missione di pace si ritrovò di colpo in guerra. Era formato in gran parte da ragazzi di vent'anni o poco più che si erano offerti volontari per la missione. Io ero lì con quei ragazzi. Non avevo ancora compiuto trent'anni ma a differenza loro ero un soldato di professione, un capitano di fresca nomina al comando di una compagnia di paracadutisti della Folgore, i Diavoli Neri.»Sono ormai passati più di venticinque anni da quel 2 luglio 1993, il giorno della battaglia di Mogadiscio tra le truppe italiane e i ribelli somali. Ma il ricordo di quegli scontri è ancora vivo nella memoria di tutti, non solo di chi lo ha vissuto in prima persona come il generale Paolo Riccò. Conosciuta anche come la battaglia del checkpoint «Pasta» e ricordata per essere stata la prima che ha visto impiegati i militari dell'esercito italiano dalla fine della Seconda guerra mondiale, fu uno scontro molto cruento in cui persero la vita tre soldati italiani e moltissimi altri furono gravemente feriti. La XV compagnia paracadutisti «Diavoli Neri», grazie al durissimo addestramento a cui li aveva sottoposti il loro capitano, il generale Riccò, fu l'unica compagnia in grado di rispondere all'attacco delle milizie somale.
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