Novanta. (Quasi) un secolo per chiedersi chi siamo e dove andiamo noi italiani
Cuore antichissimo di un Occidente che pare sfumare sempre più nei colori morbidi e caldi delle civiltà al tramonto, che cos'è oggi l'Italia, per molti già nazione europea di seconda fila la cui unificazione fu certo un azzardo se non addirittura un errore? Qual è il suo posto in un domani più ricco d'incognite che di certezze? Né autobiografia né libro di memorie, queste pagine hanno qualcosa dell'una e dell'altro, ma non sono ascrivibili a nessuno dei due generi letterari. Con una modestia, bonariamente rimproveratagli da Eugenio Scalfari nella sua prefazione e che in realtà è misura della sua arguzia, Ottone, da "spettatore" del proprio tempo, traccia, con il disincanto della lunga esperienza umana e professionale, un bilancio non solo della propria vita, ma della complessità nella quale è immerso il nostro paese, stretto tra antichi vizi e sollecitazioni contemporanee. Dagli anni di scuola durante il fascismo alle svariate letture giovanili e più tardi agli incontri da giornalista con i protagonisti della storia politico-economica italiana e internazionale (Krusciov, Adenauer, Mattei, Cuccia, Agnelli, De Benedetti, Berlusconi, Montanelli), Ottone racconta così il Belpaese cercando di coglierne il carattere e il destino. Con un occhio proteso alle profondità della Storia e un altro al curvo orizzonte del mare, seconda casa di qualunque spirito libero.