La dolce indifferenza dell'attimo. Elogio della lentezza

Quando? È la domanda che percorre tutto questo libro e ne detta tempi e osservazioni. Quando troverò un pò di tempo per me stesso? Quando saprò fermarmi per pensare alle cose che davvero contano nella vita? Quando deciderò di dare spazio ai miei bisogni più profondi? Perché è innegabile che, mentre il nostro mondo si muove obbedendo a ritmi sempre più frenetici e convulsi, mentre e-mail provenienti da ogni parte del globo si rincorrono sullo schermo del nostro computer e informazioni di ogni tipo viaggiano velocissime sul web, mentre aerei decollano e ci portano in poche ore dall'altra parte dell'oceano, noi ci scopriamo e ci sentiamo sempre più insoddisfatti, affannati, irrequieti. E allora l'unica risposta possibile alle nostre domande sul 'quando' sembra essere proprio quella consapevole lentezza di cui l'autore fa un instancabile elogio: decelerare e cercare la solitudine, limitare gli impegni, fermarsi in un caffè a leggere e a osservare, trovare gli spazi per un incontro autentico senza sentirci perennemente di corsa e in ritardo. Scritto con garbo, leggerezza e con il ritmo gradevole di una conversazione tra amici, ma capace di giungere fino al cuore più profondo della domanda che lo anima, il libro di Owe Wikström è in realtà anche una diagnosi, perché al di là della frenesia imposta dai ritmi della società attuale riconosce un profondo malessere esistenziale e spirituale, un'incapacità di affrontare e prendere coscienza degli interrogativi ultimi dell'esistenza, gli unici che possono davvero condurre alla pienezza e alla gioia di vivere. Così, in un percorso che è anche una sorta di viaggio verso e dentro noi stessi, passando per i tavolini di un caffè e la lettura dei romanzi di Dostoevskij, l'autore ci guida fino ad Assisi, ultima tappa del suo itinerario, dove il tempo non ha dimensione e le risposte (anche le più difficili) sono di nuovo possibili.