Il ponte a tre archi
Albania, 1377. Un poveretto, Gjelosh l'idiota, è in preda a una crisi epilettica sulle rive dell'Uyana, un fiume considerato portatore di sventura. Un tale che si dichiara veggente, confuso tra la folla testimone di quel fatto inconsueto, interpreta le convulsioni come un segno divino e chiede che in quello stesso punto venga costruito un ponte di pietra. Per sfatare l'alone di mistero creatosi nel frattempo intorno alla vicenda, il monaco Gjon s'incarica di raccontare la vera storia del ponte, ma deve affrettarsi, poiché i tempi sono torbidi e l'avvenire incerto. Egli narra che la costruzione fu lunga, laboriosa e difficile, punteggiata di strani avvenimenti, perché cantastorie ambulanti diffondevano bizzarre ballate, emissari d'una potenza straniera lusingavano con promesse di denaro un principe venale e credulone, una perfida mano distruggeva di notte quanto era stato costruito di giorno e, infine, per portare a termine il ponte fu necessario murare vivo un uomo in uno dei suoi pilastri...
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