Il mestiere dell'editore

"Gli editori sono abituati a muoversi allo sbaraglio con impudenza e presunzione tra le cose più grandi di loro e a prendere il genio sottobraccio come se fossero della partita. Un editore inglese che aveva stampato un saggio su Shakespeare, ogni volta che veniva fuori il nome del poeta faceva un piccolo cenno del capo per schermirsi modestamente delle lodi. In questo impegno 'spropositato' sta il riscatto degli editori e il loro passaporto alla terra beata delle idee". Questo inizio del libro di Valentino Bompiani è la marcia d'avvicinamento a comprendere che cosa sia la vocazione dell'editore in generale e la sua in particolare, attraverso una galleria di mirabili ritratti di suoi illustri colleghi dell'Ottocento, dal torinese Pomba (avo della UTET), a Treves, Formiggini, Zanichelli, Laterza ecc. fino al 'grande Arnoldo'. Nella seconda parte del libro Bompiani sceglie alcune pagine (in parte già edite, in parte inedite) delle sue giornate editoriali e le concentra in momenti 'speciali' per la storia letteraria italiana ed europea. 1938, la scoperta degli americani. Firenze, 1945, tra i ponti crollati, Montale, De Robertis, Gadda, Bilenchi, Landolfi, Bigongiari, Parronchi e altri, isolati "perché Milano non è ancora arrivata e Roma rotea per proprio conto", si incontrano nella redazione della casa editrice. E ancora Roma 1945, dove dai nascondigli della guerra, riemergono Piovene, Moravia, Zavattini, Bontempelli, Gatto ecc., a nuovi progetti editoriali. Infine, a Parigi nel 1946, le vetrine piene di De Gaulle, l'incontro con gli scrittori francesi: da Sartre "piccolo e distorto" che "lascia l'impressione di un colosso" a Salacrou che ha "le mani e l'attenzione di un vescovo", a Pauhlan, Aragon, Jouhandeau, Camus e tanti altri. Tutto il libro ferve di una passione intelligente, che si rinnova, dentro un tempo lunghissimo che non conosce indifferenza, per gli scrittori e le loro pagine.