Finzioni e memoria
Uno stuntman del cinema, un single, un attore di teatro, un gay, un preside corrotto, una giovane artista assassinata, un commissario della squadra omicidi, un vecchio mugnaio, un pittore: sono alcuni dei personaggi che animano i diciotto racconti di questo volume. Sullo sfondo di una Roma testimone silenziosa di tante avventure, i protagonisti raccontano - quasi sempre in prima persona, quindi con una continua mimesi linguistica da parte dell'autore - le loro vite "d'ombra e di travaglio", destini cui fa da sfondo un'inquietudine che trova talvolta il proprio alimento nel gusto sottile e irrununciabile della trasgressione. Spesso, dunque, in queste pagine, la "bellezza e la brutalità della vita" scorrono nel segno di Eros, fantasma e aspirazione a un sentimento casto in perenne contrasto con la ricerca del puro piacere fisico. Ciascuno, nella diversità dei volti e delle esperienze, cerca di "vivere così, corpo e anima", amori e dolori, illusioni e delusioni, che si succedono in una sequenza di soluzioni a volte stoicamente serene, altre volte desolate. Tra un presente e un passato che non sono mai tali ('finzioni e memoria', appunto), il brivido della perversione, quando c'è, finisce per corrodere, più o meno lentamente ( e dolorasamente), uomini e donne, travolti "da una vertiginosa sensazione di vuoto" che si dilata, e solo in parte si riscatta, in spazi di "stralunata libertà". L'ironia che trapunta queste vicende e accompagna la delusione di sé e del mondo è solo l'altra faccia di un pessimismo radicale che accetta tuttavia come un dono la propria consapevolezza e l'unica alternativa possibile alla crudeltà dell'esistere: quella di un'umanissima 'pietas'.
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