Memorie di un libertino depresso
Com'è possibile che un libertino, instancabile degustatore dei frutti più saporosi della vita (ossia le donne) si smarrisca nella landa grigia e dai confini incerti della depressione? Eppure questo è il destino di Oscar Terramare, docente universitario, antichista e scrittore, individuo problematico, irritabile, imprevedibile. Un destino segnato sin dall'adolescenza, che lo ha visto "incline a un bizzarro e fantasioso erotismo, alimentato dal trepido gusto della furtività e della trasgressione", e portato a compimento nella maturità, quando il "bisogno sempre insoddisfatto di sentimenti 'puri'" e, in tormentoso contrasto, la ricerca dell'esclusivo piacere fisico, lo spingono verso una sorta di malinconica anarchia sessuale. In attesa dell'ultimo, definitivo, 'rito di passaggio', Oscar cerca quindi di rintracciare se stesso, di spogliarsi delle finzioni dietro le quali si è talvolta celato, e lo fa in una vera rassegna di "colori, spessori, insenature, sfericità, morbidezze", immaginati o goduti in quelle donne che, pur nella diversità dei volti, dei corpi e delle anime, hanno segnato la sua vita. Così, facendole scorrere come perle di una collana di cui egli stesso è il filo che le unisce, Oscar rivela l'eterno conflitto della sua natura, nella quale convivono da una parte l'amante fantasioso e ardente e il solidale amico, e dall'altra il seduttore anche perverso ma psicologicamente fragile che cerca nella 'solidarietà animale' consolazione al 'pugno di mosche ereditato da un qualsiasi anche intenso amplesso vagabondo"... almeno fino a quando la maledizione di Priàpo non lo rende "arciere privo di frecce, tuttavia pieno di fantasie di conquista".E' la piena e impietosa confessione di un fallimento esistenziale, quella di Oscar, punteggiata com'è di movenze dolorose, stoccate ironiche e sorprendenti rivelazioni. Leggendola, non si può non ricordare la sentenza di Anatole France: "Soltanto chi ama ancora le proprie colpe può rendere una vera confessione"...
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