La guerra inutile. La campagna d'Italia 1943-45
Nella tradizione epica di rievocazioni corali alla Cornelius Ryan, quali "Il giorno più lungo" o "Quell'ultimo ponte", Eric Morris analizza con sapiente piglio polemico e documentato spirito critico quella che egli considera una delle campagne condotte in modo più disastroso: la campagna d'Italia. Dallo sbarco in Sicilia a Salerno, da Montecassino ad Anzio, da Roma alla linea Gotica e alla pianura padana, fu proprio 'utile' e 'necessaria' la guerra delle forze angloamericane per risalire e conquistare la penisola, contrastarla agli occupanti tedeschi e realizzare l'obiettivo strategico di ricongiungersi alle armate che operavano in Normandia e dal fronte russo? O non fu piuttosto una specie di esitante 'partita a scacchi' tra due potenze in campo che schieravano i loro più noti generali e le migliori truppe? E' proprio vero che tutto si svolse con decisione, ardore, spirito di solidarietà democratica? La realtà è che nella campagna d'Italia ogni regola venne infranta. Molte delle divisioni contrapposte avevano combattuto tra loro sin dai tempi di El Alamein; ma l'inverno sugli Appennini risultò così spaventoso, la logistica apparve subito così sconclusionata, che per un certo periodo prevalse una sorta di mutuo accordo: non aveva senso combattere e morire. Per di più le forze alleate erano composte da oltre venti diverse nazionalità , con inevitabili conseguenze: dalle incomprensioni alle aperte rivalità , dal rifiuto degli ordini alle diserzioni. Il generale Alexander era debole e tentennante; il generale Clark minacciò di far sparare sulle truppe inglesi se fossero entrate in Roma prima della sua 5° armata; il generale Montgomery mise a forte rischio la sua reputazione. L'onore va reso soltanto ai più umili soldati, al loro coraggio e al loro sacrificio: a quelli che davvero hanno pagato il prezzo della vittoria.
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