La duchessa di Milano
Milano, tra il 1491 e il 1500. In una delle più ricche, animate e importanti città d'Europa, fervida di iniziative e culla delle arti, due giovanissime e influenti donne, tra loro cugine ma guidate da contrastanti passioni (o forse dalla stessa sete di realizzazione e di potere), lottano per determinare il proprio destino con ciò contribuendo a determinare il corso della storia. La prima è Isabella d'Aragona, sposa infelice del dissoluto Gian Galeazzo Sforza, duca di Milano, che morirà nel 1494. La seconda è Beatrice d'Este, moglie del megalomane e visionario Ludovico il Moro, reggente del ducato e ben presto successore del nipote Gian Galeazzo. Da questo contrasto (che svela gli aspetti più inquietanti, oscuri, passionali ed esecrabili del mondo - apparentemente olimpico - delle corti italiane) prendono l'avvio tragiche vicende, determinanti per le sorti del nostro paese nei due secoli successivi: dalla calata di Carlo VIII, re di Francia, al costituirsi di una sfortunata lega antifrancese, dalla perdita del ducato e dalla deportazione del Moro alla sua morte in prigionia. Milano, Mantova, Ferrara, Venezia, Napoli, l'Austria, la Francia sono lo scenario di questi perfidi intrighi, di questi sentimenti esasperati, di questi pericolosi giochi d'amore e di morte, di un intreccio tra alta politica e bassa speculazione come tra raffinate abitudini e odiosi compromessi o efferati delitti. Ma attorno alla complessa vicenda storica - ricostruita con provetta abilità, documentata negli archivi sino al dettaglio, arricchita di lettere e documenti più che verosimili - , attorno al mondo effervescente o insidioso di artisti e di cortigiani -, pullula la fantasia, punto di forza e di attrazione dell'intero romanzo, che scorre come un illuminante viaggio nel tempo o un'eroica cavalcata nello spazio.
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