Un siciliano a Milano
Questo libro è la storia di un uomo che, dal dopoguerra in poi, è stato al vertice del potere economico italiano, svolgendo un ruolo determinante nelle scelte e nello sviluppo del Paese, ma ha sempre mantenuto una posizione defilata: tanto che, fino all'inizio degli anni '80, il suo nome risultava praticamente sconosciuto. Pochi erano in grado di cogliere la forza reale di quella che per molto tempo è stata l'unica vera banca d'affari italiana, e quei pochi, per rispetto della volontà del suo fondatore, tenevano riservato ogni intervento. Enrico Cuccia: un uomo esile, minuto, apparentemente fragile, sempre vestito di scuro, dal volto enigmatico e dallo sguardo penetrante; la sua creatura è stata Mediobanca, una cassaforte ove egli ha custodito per decenni le chiavi d'accesso al controllo dei maggiori gruppi imprenditoriali, in base al principio secondo il quale il vero potere può essere disgiunto dalla proprietà. Cuccia ha infatti rappresentato, fino all'ultimo, una veriabile determinante per gli assetti azionari al vertice di società come Montedison e Pirelli, Generali e Fondiaria, Burgo e Olivetti. Persino la 'FIAT' e la famiglia Agnelli devono molto allo 'gnomo di via Filodrammatici', che ha speso una vita a tessere le trame del capitalismo italiano, restando fedele a una scelta di fondo: garantire la stabilità del sistema. Nel corso degli ultimi anni, però, il personaggio Cuccia - suo malgrado - è venuto alla ribalta delle cronache economiche e finanziarie, i riflettori si sono puntati su di lui, qualcuno dei suoi infiniti segreti è trapelato. Ma chi può dire di aver conosciuto veramente 'un genio del male convinto di essere l'angelo custode del capitalismo', come qualcuno l'ha definito? Chi può sapere quale sia stato il segreto dello straordinario potere che Cuccia ha accumulato nelle sue mani? Chi può individuare le molte strade attraverso cui egli è riuscito a fare di Mediobanca il centro vitale dell'economia e della finanza? L'obiettivo di "Un [...]
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