Semiologia del paesaggio italiano
Il paesaggio di cui si parla in questo libro - che esce ora in una nuova veste, con una lunga premessa dell'autore e un apparato fotografico rinnovato - non è soltanto lo scenario fermo, acquisito, apparentemente immutabile con cui si confronta il vivere quotidiano, ma anche e soprattutto il paesaggio che vive e si trasforma nel tempo col mutare delle forme di vita, dei modi di produrre e di rapportarsi delle società con il proprio territorio. Tanto il primo è spesso carico di suggestioni, di valenze simboliche, di riferimenti magici o scontati, gradevoli o insopportabili, quanto il secondo può stravolgere ogni immagine sotto l'urgere di nuove attività e iniziative. Così è accaduto in Italia nei decenni appena trascorsi, quando la violenza delle trasformazioni ha sconvolto, cancellato o devastato paesaggi tra i più celebrati. E' stato un salto di civiltà o una corsa illusoria e distruttiva? La domanda può trovare risposta solo attraverso una ricerca storica di come è cambiata l'Italia, considerando le forze in gioco, comparando l'Italia di ieri e l'Italia di oggi, il mondo delle rappresentazioni passate e il mondo attuale. E' quanto fa illibro che, come suggerisce il titolo, si richiama al valore semantico del paesaggio, il quale, oltre la sua impronta vedutistica, rivela interamente le tensioni, le frenesie, le fantasie, le compromissioni interne di una società. Questa assunzione del paesaggio come semantico riferimento, come specchio capace di offrire alla società un'immagine di sé e del proprio territorio, non vi è certo stata nella fase più travolgente che ha cambiato la società, l'economia, l'intero modo di vivere degli italiani. Ma non vi è ancora oggi, come può indicare, tra l'altro, la difficoltà di assumere la pianificazione paesistica quale strumento-guida delle trasformazioni. Laddove un tempo il paesaggio si configurava attraverso interventi esperti e secolari che esprimevano per intero una cultura, quello dell'Italia d'oggi sembra il risultato di [...]