Gli intellettuali
Nella seconda metà del Settecento, col declino delle Chiese, viene alla ribalta della società occidentale una nuova specie di mentore e guida del genere umano: l' 'intellettuale laico'. Sia ateo, scettico o deista, costui non è meno pronto di un Papa o di un prete a suggerire agli uomini come debbano regolarsi nelle loro faccende. Le sue ambizioni non sono limitate da nessun corpus di religione rivelata, e per la prima volta nella storia si vedono filosofi e scrittori levarsi ad affermare d'essere in grado di diagnosticare i mali della società e di guarirli con la sola forza del proprio intelletto; sono anzi convinti che, grazie alle formule da loro elaborate, è possibile trasformare in meglio non solo la struttura della società ma i più radicati comportamenti umani.Una delle caratteristiche più marcate dei nuovi intellettuali laici - ricorda in questo libro Johnson - era il gusto con cui si sottoponevano a scrutinio critico la religione e i suoi rappresentanti: i grandi sistemi di fede avevano portato un beneficio o un danno all'umanità? Fino a che punto Papi e pastori si erano attenuti ai precetti della purezza. Fiducia e carità da loro predicati? Oggi, dopo che per due secoli gli intellettuali laici hanno avuto una parte sempre maggiore nella formazione dei nostri atteggiamenti o delle nostre istituzioni, è tempo di esaminare il loro stato di servizio, sia pubblico sia personale. Su quali credenziali morali e di capacità di giudizio hanno basato le loro pretese di insegnare all'umanità come governarsi? Quanto sono stati giusti nei loro rapporti con i familiari, gli amici, i colleghi? Come si sono comportati nelle relazioni sessuali o negli affari? E i loro sistemi come hanno retto alla prova del tempo e della pratica?A queste domande Johnson dà risposta attraverso una straordinaria galleria di ritratti di intellettuali, da Rousseau a Fassbinder, in cui spiccano Marx, Ibsen, Tolstoj, Brecht, Bertrand Russell, Hemingway, Sartre, Norman Mailer e tanti altri.
Momentaneamente non ordinabile