I paesi lontani
Quella di Elizabeth Escridge, sedicenne inglese giunta in America al seguito di una madre rovinata finanziariamente dalla morte del marito, è una storia d'amore e di passione, è l'umana avventura di un essere che, permeato di bene, è però inesorabilmente attratto dal male, laddove 'bene' e 'male' sono mere categorie definite dagli uomini: in questo senso Elizabeth è figlia più che legittima del Julien Green di "Leviatan", di "Moira", di "Mont Cinère". In quei paesi lontani che non conoscono inverno - siamo in Georgia, Stato del profondo Sud -, sotto le rose e le magnolie sempre in fiore, stanno maturando drammatici eventi: la parola "secessione" è sulla bocca di tutti, si respira aria di guerra. Come sempre in Green, però, sarà la penetrazione della realtà misteriosa nascosta nell'essere profondo dei singoli personaggi a prevalere sulla narrazione delle vicende esteriori. Se lo sfondo è quello di un romanzo d'amore e d'avventura, Elisabeth non è però un'eroina "romantica", così come i paesi lontani non sono soltanto luoghi geografici. Già altre volte Green ha confessato: "Io sono tutti i miei personaggi". Paradossalmente, questo libro potrebbe essere una sorta di autobiografia. "I paesi lontani", ha detto del resto Julien Green, "sono anche i genitori, l'infanzia, le prime sensazioni della vita, le prime scoperte, dovunque si sia conosciuta la felicità".
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