Oltraggio
Deve essere giudicato colpevole colui che, in una società civile, provveda a farsi giustizia da sé? La risposta, molto meno ovvia di quanto sembri, costituirà il verdetto che i dodici giurati emetteranno sul clamoroso caso di Dennis Riordan, imputato di omicidio volontario. Uomo di moralità e condotta ineccepibili, uomo 'comune' per eccellenza, Riordan ha sempre vissuto e lavorato per la propria famiglia. Dei tre figli - il primo missionario in Sudamerica, il secondo caduto in Vietnam - solo Agnes, studentessa-lavoratrice, è rimasta a tenere compagnia agli anziani genitori. Ma una sera, tornando a casa dall'Università, la ragazza viene aggredita, derubata, stuprata ed infine uccisa da Cletus Johnson, un giovane di colore in libertà su cauzione per un precedente rato di violenza carnale. Tocca al padre effettuare il penoso riconoscimento del corpo di Agnes e dei suoi gioielli, trovati addosso all'assassino al momento del suo arresto. Unica consolazione è la fede nella giustizia: il colpevole, che ha confessato, pagherà. Invece, incredibilmente, per una serie di cavilli legali, viene prosciolto. Questo ennesimo colpo sarà di troppo per il cuore della moglie di Riordan ed egli, ormai privo di scopi nella vita, decide di fare giustizia, da solo. Con fredda determinazione uccide Johnson per ciò che ha fatto e che potrebbe ancora fare, e si costituisce perché, nel corso di un regolare processo, il suo gesto disperato serva di ammonimento e monito ai comuni cittadini come lui: la legge non rende giustizia. Ma questo drammatico messaggio sarebbe fine a se stesso, se il giovane e coraggioso avvocato difensore non provvedesse a rilanciarlo a chi, operando nella giustizia, deve comprendere che la legge fraintesa o rigidamente applicata può portare l'uomo della strada oltre l'indignazione, all'esasperazione.
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