Il condottiero. Vita, battaglie e avventure di Bartolomeo Colleoni
"Di statura più che alta, vigoroso e possente, ha la testa piantata sul largo collo taurino, il volto scavato e asciutto, gli occhi chiari, il naso forte, le narici grandi, il labbro sporgente, la bocca imperiosa dell'uomo atto al comando". E' questo il ritratto di Bartolomeo Colleoni a trentatrè anni, nel pieno di quella sua bellezza e virilità che, già all'epoca, hanno del leggendario; la sua storia d'amore con la regina Giovanna II di Napoli è fin cantata dai poeti suoi contemporanei. E' uno dei più grandi condottieri di 'quell'età di ferro', caratterizata da azioni gagliarde e infami atrocità, che vede all'opera tanti capitani di ventura a lui simili, il più delle volte ardimentosi, sovente ambigui, sempre avidi e ambiziosi. Bartolomeo non fa eccezione quanto ad ardimento: in nessun caso nelle tante battaglie vinte o perdute, da quella dell'Aquila a quella della Riccardina, lo si potrà tacciare di viltà, né si potrà imputare d'essersi sottratto al suo dovere di soldato. L'ambiguità - ben lo sapeva il Macchiavelli - era vizio intrinseco di quel pur sempre periglioso mestiere, e Bartolomeo non ne fu immmune, benché in lui risulti attenuato da un'autentica 'vocazione' alle armi. Di sicuro fu anche avido e ambizioso; ebbe però la fortuna di vivere a lungo e di poter far mostra di un altro Colleoni, storicamente meno noto e tuttavia molto più umano e intento a spendersi in grandiose opere di pace. Ma Bartolomeo Colleoni è, sopra ogni altra cosa, emblema del suo tempo, di una complessa epoca di trasformazione in cui i confini tra virtù e vizio, tra amor d'intrigo e abilità politica sono labilissimi, quasi inesistenti. E Mariana Frigeni riesce a fondere meravigliosamente la vita avventurosa di Bartolomeo con i non meno avvincenti fatti storici che interessano la nostra penisola lacerata da lotte intestine e perciò soggetta a ingerenze esterne di ogni tipo.