L'autobiografia. 1.1872-1914
"Questa è stata la mia vita. Trovo che sia valsa la pena di viverla, e la rivivrei con gioia se me ne fosse offerta la possibilità". A questa epigrafe Russell ha affidato il senso della sua autobiografia: una conferma di quella fiducia negli uomini e nella ragione che lo accompagnò sempre nella sua battaglia per la "conquista della felicità". Nato in una famiglia aristocratica, il giovane Bertrand viene educato privatamente fino ai diciotto anni. Questo periodo, che vede maturare il suo giudizio e le sue scelte (a undici anni scopre la geometria, a diciotto diventa agnostico) in seno all'alta società vittoriana, è descritto con quell'incomparabile "lega" di humor e di rigore scientifico che dà il "tono" a tutta l'autobiografia (e, si può dire, a tutta la sua opera di scrittore). A diciotto anni, auspice Whitehead (che ne ha caldeggiato l'ammissione dopo averne letto la prova di esame), entra a Cambridge. Sono anni felici: conosce i fratelli Trevelyan, Sanger, Keynes, Lytton Strachey in periodi diversi. Fuori dell'università si lega d'amicizia con Sidney e Beatrice Webb (i fondatori della Società Fabiana, cui peraltro non aderirà mai). Nel '94 sposa, sfidando l'opposizione della famiglia, Alys Pearsall Smith, una giovane americana di famiglia quacchera, amica di Walt Whitman. Con Alys, per accontentare la famiglia, si trasferisce a Berlino con un incarico presso l'ambasciata britannica. Nella capitale tedesca, però, frequenta quasi esclusivamente i circoli socialdemocratici, dove conosce Bebel e Liebknecht padre. Di ritorno a Cambridge si lega di amicizia sempre più profonda con Whitehead (e incomincia la loro collaborazione scientifica). Si reca in America, dove è ospite di William James. Al ritorno pubblica 'Foundations of Geometry'. Nel '900 esce "The philosophy of Leibniz". Il millenovecento è un anno cruciale: conosce Peano e incomincia a scrivere "The Priciples of Mathematics". Un anno dopo dà inizio ai "Principia Mathematica"...
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