La verità non è più saggia perché è più vecchia
Nell'Esperienza, che Montaigne aggiunse ai Saggi nel 1592, pochi anni prima della sua scomparsa, il filosofo rileva la vacuità dei grandi racconti filosofici su Dio, il mondo, l'uomo, la politica. Si rivolge a ciò che davvero siamo in grado di sperimentare: il nostro io. Il naturale desiderio di conoscere la verità si serve per la sua soddisfazione di due vie: quella della ragione e quella dell'esperienza. Entrambe sono poco affidabili: la prima per la pluralità delle sue forme; la seconda per l'infinita varietà del reale, ben esemplificata dall'enorme numero di leggi vigenti in ogni paese. E, allora, a Montaigne non resta che il progetto della conoscenza di sé, un approfondito esame del proprio io senza deriva intimistica, ma propedeutico a ricomprendere ogni grande campo del sapere.