ragazza eterna
Renata è una fuoriclasse, una donna che indossa bellezza e intelligenza con la grazia di una farfalla tropicale: per questo, forse, Boccia si è sempre fatto una ragione che il loro amore non potesse assumere la forma della coppia borghese, e ha addirittura trovato il coraggio per partecipare al matrimonio di lei con un altro. Ma un giorno Renata suona alla porta del suo appartamento nel centro di Bari e gli rivela di aver ricevuto una diagnosi che non lascia speranza; il suo ritorno è una richiesta di aiuto. Secondo il suo stile imprevedibile, però, Renata sceglie la via della rimozione tuffandosi nella variopinta vita mondana barese, e tocca a Boccia – che è psichiatra e ha un alto sentimento della sua missione – fare i conti con l'ombra del male che li ha lambiti. È così che, insieme a un collega, comincia a pensare alla possibilità di sperimentare proprio con Renata una terapia illegale per la legge italiana ma della cui efficacia è molto convinto: quella psichedelica, che la comunità scientifica sta riscoprendo nelle sue potenzialità di cura della depressione, delle dipendenze e delle angosce più profonde tramite sostanze come la psilocibina, l'ayahuasca, l'lsd. Questo romanzo è un viaggio dentro la psiche umana, le sue sofferenze ma anche le sue possibilità di apertura, condivisione, generazione di nuovi universi. È un romanzo sociale che, nel raccontare la desacralizzazione della vita contemporanea, mette in scena la nostra commedia umana con irresistibile umorismo. Ed è una grande storia d'amore: quello di Boccia e Renata ma anche quello che ciascuno di noi può riscoprire per sé stesso e per i propri fantasmi, decidendo di aprirsi a un nuovo sentimento del tempo e dell'identità.Proposto da Nicola Lagioia al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «La fine di un amore, il fine vita, il senso del sacro nella contemporaneità. Era tempo che non leggevo un romanzo capace di raccontare così bene la nostra epoca. “La ragazza eterna” di Andrea Piva affronta strade decisamente poco battute dalla letteratura italiana delle ultime stagioni e forse, proprio per questo, “vede cose”. Mi ha colpito per la forza dei personaggi, l’orchestrazione delle loro vicende, l’uso di una cifra stilistica di gran pregio, ma soprattutto perché dimostra come la forma romanzo sia ancora qualcosa di non sostituibile, poiché dell’esperienza umana (il nostro sentimento di essere temporaneamente al mondo) sa cogliere elementi che nessuna altra narrazione riesce a mettere in luce. Un romanzo di questo tipo prende corpo di solito nel silenzio e nell’attenzione, gli stessi in cui sembra essersi avvolto il suo autore, piuttosto schivo e lontano dai clamori, motivo in più perché un premio importante come lo Strega lo valorizzi.»