Neve, cane, piede

Neve, cane, piede

Torna, arricchito di nuovi capitoli, il romanzo di Claudio Morandini che ha vinto nel 2016 il premio Procida – Isola di Arturo – Elsa Morante ed è diventato un sorprendente e indimenticabile caso letterario. «Minuzioso e tragicomico... Un racconto avvincente e crudele, sconcertante, simile a quelle storie leggendarie che si raccontano la sera» - le Monde Quell'alpe è suo. Quella conca è sua. E anche tutto il vallone è suo. Può farci quel che gli pare. Gli animali sono suoi, come le rocce e l'erba e l'acqua e il ghiaccio. E se qualche volta ha sparato ai camosci per procurarsi la cena non deve renderne conto a nessuno. I camosci sono suoi. Pelle, carne, ossa, corna, tutta roba sua.Il romanzo è ambientato in un vallone isolato delle Alpi. Vi si aggira un vecchio scontroso e smemorato, Adelmo Farandola, che la solitudine ha reso allucinato: accanto a lui, un cane petulante e chiacchierone che gli fa da spalla comica, qualche altro animale, un giovane guardiacaccia che si preoccupa per lui, poco altro. La vita di Adelmo scorrerebbe scandita dai cambiamenti stagionali, tra estati passate a isolarsi nel bivacco sperduto e inverni di buio e deliri nella baita ricoperta da metri di neve, se un giorno di primavera, nel corso del disgelo, Adelmo non vedesse spuntare un piede umano dal fronte di una delle tante valanghe che si abbattono sulla vallata. "Neve, cane, piede" si ispira a certi romanzi di montagna della letteratura svizzera, in particolare a quelli di Charles-Ferdinand Ramuz, o alle opere ancora più aspre di certi autori di lingua romancia, come Arno Camenisch. Leo Tuor o Oscar Peer: vi si racconta una vita in montagna fatta di durezza, di fatica, di ferocia anche, senza accomodamenti bucolici. Nell'ambiente immenso, ostile e terribile della mon-tagna, il racconto dell'isolamento dell'uomo, del ripetersi dei suoi gesti e dell'ostinazione dei suoi pensieri e reso dalla descrizione minuziosamente realistica che a volte si carica anche di toni grotteschi e caricaturali, soprattutto nei dialoghi tra uomo e animali, questi ultimi dotati di loquacità assai sviluppata.
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Geraldine Meyer

Questo è un libro, bellissimo, che ha sì per scenario la montagna (alla fine lo stesso autore spiega come e perché è nata questa storia. Ma è, prima di tutto, un libro sull’isolamento dell’uomo. Isolamento, non solitudine. La solitudine ha tante facce, compresa per esempio, la solitudine in comunità come quella dei monaci. O la solitudine di chi decide di vivere da solo in un contesto di umano buon vicinato. Qui è proprio l’isolamento di un uomo che si era nascosto, durante la guerra, sulle montagne per sfuggire alla ferocia dei tedeschi...

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