Il baffo della gioconda ovvero quando i quadri cominciarono a parlare
Vedere i capolavori della pittura conciati come vignette oggi succede nei social network, dove le tecniche satiriche del meme non hanno riguardi per politici, santoni, vip e neppure per le opere d'arte. Ma questa riduzione a fumetto aveva cominciato a succedere già nel 1970 quando la collana di Bompiani Amletica leggera (fondata e diretta da Umberto Eco) pubblicò un libro senza indicazione dell'autore, anzi senza alcuna parola di spiegazione o commento. Anonimo come una barzelletta, disinvolto come una trovata pop e straniante come un'operazione situazionista, il libro conteneva solo riproduzioni di capolavori della storia dell'arte a cui erano stati apposti fumetti esilaranti: battute, tormentoni d'epoca, riferimenti a pubblicità. Spesso le battute attribuite ai personaggi dei quadri risultano tuttora spassose, in altri casi si è preferito renderle più attuali. Con l'unico altro intervento di una veste grafica adeguata ai nostri tempi, si celebra così il mezzo secolo esatto della trovata che ha dato parola alle icone più venerabili dell'arte di ogni tempo. Per farci così scoprire, della Gioconda, non solo il baffo ma anche il buffo.