I mariti delle altre
L'adulterio è antico quanto il matrimonio, il matrimonio è antico quanto la società degli uomini, ed entrambi sono immutabili e mutevolissimi. Sembra ieri che l'adultera si buttava sotto il treno se l'amante non la voleva più, poi è arrivata La ragazza con la pistola con dentro il germe della prima mutazione: le donne nuovi traditori, gli uomini nuove zitelle disperate. Un secolo dopo, il Novecento è ancora tra noi sotto forma di signore tradizionaliste convinte di volere che lui lasci la moglie, signori con eccesso d'autostima convinti che né la moglie né l'amante possano vivere senza di loro, e la vera grande disputa italofrancese: chi ha inventato l'adulterio a lunga conservazione, in cui l'amante è a tutti gli effetti un'altra moglie o un altro marito, e non serve divorziare e risposarsi serialmente come fanno i puritani in quel continente lontano? È però cambiato tutto, giacché siamo passati da tradimenti abbastanza consumati da lasciare prove che in assenza di lavasecco mettevano a rischio mandati presidenziali, a un presente in cui «mandami una foto» basta a farci sentire il brivido della trasgressione e a provvedere a ciò per cui prima servivano i pied-à-terre e le cene nei ristoranti fuori mano: mantenere vivo il nostro matrimonio. Se l'adulterio di questo secolo fosse un programma politico, il suo slogan sarebbe «rinnovamento nella tradizione». Nella prima edizione di questo libro Guia Soncini faceva convergere la storia del costume italiano e quel prezioso modello comportamentale che era stato il matrimonio dei suoi genitori: vuoi essere la moglie che si lagna sempre, l'amante che non vuole tenersi in casa il marito altrui, o il marito del cui destino decidono le donne? In questa nuova versione aggiornata al presente non poteva che entrare ciò che siamo diventati: gente che vive, tradisce, confessa, promette, si distrae; tutto sempre e solo dentro al telefono.