La necessità degli apocalittici
L'Apocalisse è il libro che contiene le nuvole, la terra e un libro ulteriore, in grado di travolgere le vite di chi si è perso nei suoi enigmi. In un'opera totale e frammentaria, corale e interminabile, Geminelli Alvi apre le porte di un mondo che ha in sé interi universi e in cui le interpretazioni del testo biblico si intrecciano alle vite dei suoi lettori, degli «apocalittici»: teologi ortodossi, anglicani, cattolici, protestanti, filologi tedeschi, inglesi o stravaganti iniziati e scrittori di fantasia, figure note o dimenticate, da Carl Gustav Jung e Andrej Tarkovskij ad Adrienne von Speyr e Sergej Bulgakov.«L'Apocalisse è forse la più grande creazione poetica che sia mai esistita sulla terra. Essa è, in ultima analisi, un racconto del nostro destino» – Andrej Tarkovskij«Quella dell'Apocalisse è realtà che sovverte tempo e spazio. Incarna un esperimento travolgente, come l'ebbe nella ricerca di uno spazio non euclideo Pavel Florenskij o anche quel Guido De Giorgio che invertì il tempo». Da anni studioso del testo più enigmatico delle Scritture, Geminello Alvi lascia che siano gli «apocalittici» e le loro esistenze, ancora prima delle loro idee, a interpretarne gli arcani, su cui – a partire dal mistero del suo autore e della sua lingua – esistono intere biblioteche. Con un procedere evocativo e musicale, intraprende un potente viaggio nella condizione umana che prende le mosse dal rinascere della gnosi cristiana tra Otto e Novecento, bacino inestimabile di vite dolorose e feconde, a cui Alvi ha sentito l'urgenza di ridare un posto nella storia del pensiero, ancor più oggi, quando «l'economia si vuole ormai teologia, e tutto confonde nella grevità che veste il creato e l'uomo di un utile inutile, ma sociale il più possibile». Eruditi, santi o spiritualisti, cultori di geometria, mineralogia, ebraico, greco, aramaico, astronomia, retorica, fisiologia, le loro «esistenze sono commento dell'Apocalisse migliore di ogni altro mai scritto». Robert Henry Charles, Henry Barclay Swete, Ernest Bernard Allo, Pierre Teilhard de Chardin, Albert Schweitzer, Urs von Balthasar, Rudolf Steiner, Aurobindo, H.G. Wells, Giacinto Scelsi, John Bright sono solo alcune delle figure interpellate in questa rapsodia di immagini. Lontano dalle semplificazioni, l'autore ci consegna l'esito di una ricerca decennale, un percorso legato alle radici dell'Occidente «di cui l'Apocalisse è un incubo disvelatore. Mister Hyde di Stevenson, il Leviatano di Hobbes, Marx o Hitler, i gas o le trincee della guerra mondiale, non sarebbero mai esistiti senza».